31 Dicembre 2022 Il diritto alla cittadinanza italiana in seguito a matrimonio o unione civile
Questo secondo contributo sul tema della cittadinanza italiana ha come oggetto il diritto soggettivo che uno straniero o un apolide matura ad avere la cittadinanza italiana nell’ipotesi in cui sia sposato o unito civilmente con un cittadino italiano.
La legge prevede che, dopo due anni di convivenza e residenza (legale) in Italia successive al matrimonio o all’unione civile, il coniuge di un cittadino italiano o di una cittadina italiana può chiedere la cittadinanza. Nell’ipotesi in cui il coniuge risieda all’estero, è necessario che trascorrano tre anni dal matrimonio o dall’unione civile; i tempi sono invece dimezzati in presenza di figli, anche adottivi.
Quel che è certo è che il vincolo deve sussistere al momento del riconoscimento della cittadinanza.
La richiesta di cittadinanza italiana in virtù dell’esistenza del vincolo matrimoniale (o dell’unione civile) può essere effettuata non solo dal coniuge di un cittadino italiano per nascita, ma anche dal coniuge di una persona che abbia ottenuto la cittadinanza italiana per naturalizzazione, sia che tale cittadinanza sia stata acquistata prima, sia che sia stata acquistata dopo il matrimonio. In tal caso, il termine dei due anni dev’essere calcolato dal momento in cui il coniuge è divenuto italiano.
La procedura per richiedere la cittadinanza per matrimonio/unione civile è la seguente.
Il richiedente deve registrarsi nel portale informatico del Ministero dell’Interno dedicato alle domande telematiche di cittadinanza e compilare il relativo modello, allegando:
- copia del documento di identità;
- atto di nascita e certificato penale formati dalle autorità del Paese di origine, entrambi tradotti e legalizzati;
- titolo di soggiorno;
- copia integrale dell’atto di matrimonio o di unione civile, rilasciata dal Comune presso il quale è stato trascritto;
- certificazione attestante la conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 (in Italia, i principali enti certificatori sono la Società Dante Alighieri, l’Università per stranieri di Siena, l’Università per stranieri di Perugia e l’Università Roma Tre);
- ricevuta del pagamento del contributo di euro 250,00;
- estremi della marca da bollo telematica da euro 16,00.
Potranno invece essere autocertificati la data del primo ingresso in Italia e il periodo storico di residenza, la data di eventuale naturalizzazione del coniuge e lo stato di famiglia attestante la presenza di figli.
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Compilata la domanda, essa viene trasmessa telematicamente alla Prefettura (se il richiedente è residente in Italia) o al Consolato (se il richiedente è residente all’estero) competenti, che provvederanno alla convocazione.
Per le domande presentate dopo il 5 ottobre 2018, il termine di durata della procedura è di quattro anni; per quelle presentate dopo il 21 dicembre 2020 è di due anni, prorogabili fino a tre.
Se non vi sono cause preclusive (sono considerate tali le ragioni di sicurezza pubblica e le condanne definitive per reati particolarmente gravi), il Ministero dell’Interno, tramite decreto, concede la cittadinanza (trattandosi, in questo caso specifico di richiesta a seguito di vincolo matrimoniale o di unione civile, di un diritto soggettivo del richiedente, avulso da ogni discrezionalità della autorità amministrativa); entro i successivi sei mesi, il richiedente dovrà prestare il giuramento.
Se il decreto non viene emesso entro il termine massimo di durata del procedimento amministrativo, l’interessato potrà adire il Tribunale civile del luogo di residenza, al fine di veder riconosciuto il proprio diritto.
In caso di ritardo nell’emissione del decreto, lo Studio legale Caput è a disposizione per prendere contatti e sollecitare la conclusione della procedura nonché – nell’ipotesi in cui il Ministero non ottemperi anche dopo la diffida ad adempiere – per patrocinare la causa volta al riconoscimento del proprio diritto.
Buona richiesta e benvenuti concittadini, allora!
Questo articolo è stato redatto per APCLAI dall’avvocata Caterina Caput, dello Studio Legale Caput (www.studiolegalecaput.it), che ringraziamo per la preziosa collaborazione.